Quello che ci piace e non ci piace della psichiatria

Ci siamo incontrati, utenti e familiari dei Servizi di salute mentale, per 9 mesi.

Abbiamo discusso, ci siamo confrontati apertamente. Non sempre la pensavamo allo stesso modo, spesso le nostre convinzioni si fondavano soltanto sull’esperienza personale maturata a fianco o dentro la malattia, abbiamo imparato tanto dall’ascoltare anche le storie degli altri, di chi è stato più o meno fortunato di noi.

Una bella esperienza di scrittura collettiva, sottolineata dalle parole di Antonio:

Per me ha significato la bellezza di poter costruire insieme un sogno che può diventare realtà, di partecipare ad uno spazio di interazione e di condivisione di concetti, di storie di vita e di tanti aspetti dell’universo psichiatrico. Un’arena dove poter confrontare le nostre idee e le diverse interpretazioni ed esperienze pratiche senza mai ostacolare le dissonanze e le differenze di pensiero, ma accettando la pluralità di voci.


TUTTI INSIEME ABBIAMO CONCORDATO SU UNA PSICHIATRIA FATTA DI:

Gentilezza

“La psichiatria è innanzitutto gentilezza” afferma lo psichiatra Eugenio Borgna e non occorre essere psichiatri per esercitare la gentilezza. Un atteggiamento di attenzione che nasce dalla consapevolezza che occorre conoscere la propria vita interiore per entrare nell’intimità dell’altro. Riuscire a dare valore alla relazione, concedendoci il tempo necessario, esercitando l’ascolto, allontanando ogni tentazione giudicante, pronti al sorriso e all’accoglienza non sono insegnamenti da “buon samaritano”, ma il tentativo di recuperare quella dimensione umana troppo spesso indebolita dai condizionamenti dei ritmi di vita e delle priorità indotte dalla nostra società.

Accoglienza

La prima accoglienza per una persona con disagio psichico e per la sua famiglia rappresenta un momento sicuramente delicato, un momento chiave per creare fiducia verso il Servizio e quindi adesione consapevole e non passiva al percorso di cura proposto. Ecco quindi perché la prima accoglienza in un Centro di Salute Mentale secondo noi deve essere umana, semplice, attenta, umile, calorosa, aperta, calda, pacata, sorridente, paziente, accettante, rassicurante, supportante, professionale, priva di pregiudizi, disponibile all’ascolto, interessata alla persona.

Recovery

La recovery non implica necessariamente la completa remissione dei sintomi e quindi non deve essere esclusivamente intesa come guarigione clinica. Essa ha il grande pregio di dare valore all’individualità di ciascuno e alle proprie specifiche priorità, di esprimere la personalissima esperienza di ogni paziente nel percorso di consapevolezza, cura e superamento dei limiti imposti dal disagio psichico. Non risulta soltanto la completa guarigione l’unico scopo di questo percorso, quanto piuttosto la capacità di gestire con competenza le criticità che la malattia comporta, riuscendo a convivere con essa e a mantenere una buona qualità di vita. La centralità della persona nei percorsi di cura e riabilitazione psichiatrica è riconosciuta da tutti noi come un valore irrinunciabile, perché consente di dare visibilità e voce alle fragilità e bisogni peculiari del singolo, ma soprattutto alle sue aspirazioni e risorse, rispettivamente motore e strumento indispensabili per progettare e percorrere con successo la via della recovery.

Supporto tra Pari

La valorizzazione del sapere esperienziale di utenti e familiari e la conseguente nuova figura dell’Utente Familiare Esperto (ESP) rappresenta per noi un’esperienza di supporto alla pari che deve essere fortissimamente integrata in un Servizio di salute mentale ideale. La caratteristica di base degli ESP è infatti proprio quella di lavorare assieme agli operatori dentro il sistema, affiancandoli nello svolgimento di un gran numero di attività promosse dal Servizio. L’assunto che sta alla base della loro presenza può essere riassunto così: più si riconosce il sapere di ciascuno, più si accresce il sapere di tutti.

Prevenzione

Un Servizio di salute mentale ideale deve dimostrare di saper operare sul territorio, in collaborazione con le associazioni dei familiari e di volontariato, con i medici di medicina generale e con gli altri servizi sanitari e sociali, per sviluppare un’indagine conoscitiva delle realtà a rischio e un’azione preventiva. Per diventare, in questo modo, un Servizio diffuso, una rete sociale strutturata, organica e capillare di soggetti individuali e collettivi che, sotto la regia del Centro di salute mentale, sia protagonista soprattutto nelle fasi di prevenzione e di riabilitazione, capace di promuovere un ambiente di accoglienza, integrazione, vicinanza, solidarietà.

Qualità

Crediamo in un Servizio che sappia garantire trasparenza e responsabilità, che si attivi per organizzare un processo interno di valutazione permanente della propria qualità generale in cui la verifica continua dei miglioramenti soggettivi dei singoli pazienti sia uno degli indicatori fondamentali. Un Servizio che sappia trasformare i punti di debolezza in punti di forza, le criticità rilevate in buone pratiche riconosciute, che faccia esplicito riferimento al miglioramento continuo della qualità.


E TUTTI INSIEME ABBIAMO RIGETTATO UNA PSICHIATRIA FATTA DI:

Stigma e Pregiudizi

Nella nostra visione, un Servizio ideale sarà quello che si impegnerà convintamente per combattere lo stigma e la disinformazione che regnano attorno alla malattia mentale, quello che si aprirà al mondo esterno e che si farà veicolo di integrazione sociale informando e sensibilizzando la comunità, promuovendo cultura e cambiamento. Un Servizio che comunicherà con la cittadinanza coinvolgendo anche gli utenti ed i familiari, che incentiverà l’attività di sensibilizzazione nelle scuole e nelle università e che utilizzerà ogni mezzo a disposizione per favorire una mentalità libera da pregiudizi rispetto al disagio psichico.

Violenza e Contenzione

Oggi l’orientamento dei Servizi di salute mentale alla recovery e quindi alla valorizzazione della responsabilità personale, della partecipazione e del protagonismo degli utenti nel percorso di cura, porta a non abusare del Trattamento Sanitario Obbligatorio e a rendere il superamento della contenzione fisica in psichiatria una naturale conseguenza di questo processo, anche nel rispetto della dignità della persona. Crediamo che nelle situazioni di crisi debba essere sempre privilegiato il contenimento relazionale (ascolto empatico al fine di rassicurare e ridurre l’aggressività) e vada evitato nei limiti del possibile il ricorso ai mezzi di contenzione fisica e farmacologica.

Solitudine ed Emarginazione

Capita purtroppo frequentemente che la persona affetta da disagio psichico viva una condizione di solitudine, in parte dettata dalla malattia mentale che rende difficili le relazioni, in parte dal pregiudizio. Un Servizio di salute mentale ideale deve operare per promuovere continue opportunità di socializzazione allo scopo di accrescere le relazioni significative per l’utente: “A prescindere dalla sofferenza psichica, il sentimento che predomina è la solitudine: ti senti solo perché sei sbagliato e pensi che la società ti rifiuti. Ti senti sbagliato perché hai l’impressione che la società non riesca a capirti. La solitudine che la malattia ti crea è stata per me uno degli aspetti più gravosi in assoluto”. Va anche promossa l’attivazione di programmi specifici di recupero dei pazienti che non si presentano agli appuntamenti o che abbandonano il servizio (i cosiddetti “persi di vista”) in modo anche da ridurre l’incidenza di suicidi negli utenti.

Su queste basi stiamo costruendo una community fatta di persone che come noi credono in questa visione della psichiatria, nella quale siano protagonisti innanzitutto gli utenti, ma dove non vengano lasciati soli nemmeno i familiari.

Sono proprio questi i valori cui si ispira il libro Psichiatria da protagonisti: dall’esperienza di utenti e familiari un Servizio di salute mentale ideale.

Paolo Giovanazzi

Laureato in giurisprudenza, si occupa di marketing e mercati finanziari. Trovandosi a dover condividere con il fratello le tante insidie della malattia mentale, ha voluto approfondire il suo modo di vedere le cose per potergli essere d’aiuto.

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